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Libano, un 1 maggio a favore dei lavoratori migranti

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Circa 400 persone hanno partecipato a Beirut a una marcia all’antivigilia del 1 maggio per rivendicare i diritti dei lavoratori immigrati in Libano, la maggior parte dei quali sono domestiche che lavorano nelle famiglie, private del passaporto e a rischio di soprusi.

L’iniziativa, di cui dà notizia la stampa libanese, è stata tenuta di domenica perché la maggior parte delle domestiche non hanno un giorno di riposo per la Festa dei lavoratori. ”Lavoratrici, non schiave”, si leggeva su uno degli striscioni dei manifestanti.

La condizione dei crica 200mila lavoratori immigrati in Libano, da Paesi africani e asiatici, è tornata di stringente attualita’ con il suicidio, il mese scorso, di una colf etiope, Alem Dechasa-Desisa, che precedenteme era stata mostrata in un video apparso su Internet mentre veniva malmenata da un uomo che la costringeva a salire in un’auto.

Gli organizzatori della manifestazione hanno chiesto in particolare l’abolizione della legge secondo la quale ogni lavoratore immigrato deve avere uno sponsor, normalmente il datore di lavoro, che trattiene il suo passaporto.

Sono molti i casi denunciati in cui le domestiche sono costrette a rimanere sempre nella casa in cui lavorano, senza nemmeno un giorno di riposo alla settimana e senza il rispetto dei piu’ elementari diritti.

”Chiediamo al governo libanese – si legge in una dichiarazione letta durante la manifestazione – di abolire il sistema della sponsorizzazione, far rientrare i lavoratori stranieri nell’ambito delle normali leggi sul lavoro, istituire un miglior sistema per la loro protezione e far si’ che possano avere accesso ad aiuto quando ne abbiano bisogno”.


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